Entro il 2026, la maggior parte della crescita delle vendite internazionali sarà guidata da Messico e Germania

Secondo una nuova previsione quinquennale della società di analisi di mercato BDSA *, le vendite globali di cannabis raggiungeranno oltre 35 miliardi di dollari quest’anno, un balzo del 22% rispetto ai 29 miliardi di dollari del 2021.

La società di analisi con sede in Colorado prevede anche vendite globali di 61 miliardi di dollari entro il 2026.

I dati, pubblicati mercoledì 2 marzo, mostrano le previsioni per tutto il 2022, come sarà il settore entro il 2026 e quali fattori stanno guidando la crescita negli Stati Uniti. Confronta le vendite di cannabis nel 2022 con quelle del 2021 e quali mercati emergenti sono in aumento.

“Sebbene la maggior parte dei mercati legali della cannabis abbia visto diminuire le vendite nella seconda metà del 2021, si prevede che il mercato globale della cannabis vedrà una forte crescita nel 2022, trainato dalle forti vendite nei mercati nuovi ed emergenti negli Stati Uniti, dalla crescita costante in Canada e dai mercati internazionali con in testa Messico e Germania”, ha dichiarato Jessica Lukas, responsabile delle comunicazioni di BDSA.

I nuovi mercati Usa hanno mostrato una forte crescita lo scorso anno
Le vendite in Usa dovrebbero superare i 28 miliardi di dollari l’anno prossimo, un aumento del 20% rispetto ai 24 milioni di dollari di quest’anno.
I nuovi mercati del paese hanno mostrato una delle crescite più forti lo scorso anno, con le vendite in Illinois in aumento del 70% a 1,8 miliardi di dollari e il mercato medico del Missouri che ha raggiunto i 210 milioni di dollari di vendite.

Ma la California continuerò a fornire il maggior apporto alla crescita delle vendite in Usai, seguito dai grandi mercati di New York, New Jersey, Florida e Michigan.

 

Si stima che le vendite di cannabis canadesi raggiungano i 3,8 miliardi di dollari quest’anno e saliranno dell’11% l’anno prossimo. L’Ontario, il mercato più grande del Canada, aumenterà di oltre 1,3 miliardi di dollari entro il 2026.

Nuove vendite internazionali guidate da Messico e Germania nel 2026
Inoltre, le vendite di prodotti a base di cannabis e prodotti farmaceutici a base di cannabinoidi, al di fuori degli Stati Uniti e del Canada, sono state di 1,4 miliardi di dollari l’anno scorso e si prevede che quest’anno saranno quasi raddoppiate.

Le vendite internazionali raggiungeranno i 9,5 miliardi di dollari entro il 2026, guidate da Germania e Messico, con contributi significativi anche da parte di Regno Unito e Francia.

(Natalia Buendia Calvillo su Mugglehead Magazine del 02/03/2022)

 

di ADUC

 

Le motivazioni dell’inammissibilità del referendum sono state pubblicate dalla Corte costituzionale in un documento di 12 pagine in cui si cerca di giustificare l’ingiustificabile.

Il quesito referendario viene definito “Inidoneo, illusorio, fuorviante”, dando un giudizio di merito molto forte, che però non è sostenuto da motivazioni giuridiche altrettanto valide.

“Inammissibile è il giudizio della Corte”, sottolinea il presidente di Più Europa Riccardo Magi puntualizzando che:”Almeno si svela quanto sia stata ingannevole la comunicazione della Corte e del presidente Amato (e ancora oggi lo sono i titoli delle agenzie) nell’affermare che per effetto del referendum sarebbero state depenalizzate le “droghe pesanti” e che il referendum non riguardava la cannabis. Nelle stesse motivazioni della Corte si precisa che vi sarebbe stata la depenalizzazione di alcune piante da cui si estraggono alcune sostanze “pesanti” ma l’estrazione sarebbe rimasta punibile esattamente come oggi; al contempo la cannabis era al centro dell’intervento referendario”.

Di più: “La Corte poi pur premettendo continuamente di non dovere e non volere giudicare la costituzionalità della normativa di risulta non fa altro che questo con la sentenza di inammissibilità. Messe nero su bianco, dopo lo show mediatico che le ha precedute, le motivazioni confermano un giudizio idoneo allo scopo di impedire questo referendum“.

PUBBLICATE LE MOTIVAZIONI, MA IL REFERENDUM ERA AMMISSIBILE

Nei giorni successivi alla pronuncia della Corte Costituzionale, arrivata in diretta tv direttamente dal presidente Giuliano Amato, diversi costituzionalisti avevano infatti sottolineato che una Corte orientata in modo diverso l’avrebbe dichiarato ammissibile e che rispettava l’articolo 75 della Costituzione, quello che fa appunto riferimento alla disciplina del referendum.

L’ultimo, raccolto da Meglio Legale, è il parere del professore Andrea Pugiotto, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Ferrara. “La Corte Costituzionale – sottolinea –  prendendosi la responsabilità di giudicare non tanto il quesito referendario ma la normativa di risulta successiva all’abrogazione in caso di un’eventuale vittoria referendaria, di fatto anticipa un giudizio di merito. Ed esce, così, dai paletti indicati dall’articolo 75 della Costituzione per decidere dell’ammissibilità”.

Questo è. Le ragioni di 600mila cittadini che chiedevano delle risposte pratiche ad un problema epocale che la classe politica si è dimostrata incapace di risolvere, non valgono nulla. Quello che vale, al di là di tutto, è il mercato che in Usa, una volta legale, è diventato la più grande fonte di posti di lavoro a tempo pieno con oltre 400mila occupati, e che da noi rimane appannaggio esclusivo di mafie e criminali.

Le prossime speranze sono racchiuse nella proposta di legge sull’autoproduzione di cannabis che giace da mesi nei cassetti della Commissione Giustizia alla Camera. Diversi politici hanno promesso di rilanciarla. Arrivati a questo punto facciamo fatica a crederci, ma saremo ben contenti di raccontarvi eventuali sviluppi.

 

di Dolce Vita Magazine

Premesso che non siamo contro l’alcool
ma contro la cattiva informazione e l’ipocrisia assoluta.
IL CANCER PLAN È IL PIANO STRATEGICO PER LA LOTTA AL CANCRO CONTENETE INDICAZIONI PER LA PREVENZIONE DELLA SALUTE.
IN QUESTO SI CERTIFICA, TRA LE ALTRE COSE, CHE “NON ESISTE UNA QUANTITÀ SICURA DI CONSUMO DI ALCOL” E CHE “NON C’È CONSUMO DI ALCOL SENZA RISCHI PER LA SALUTE”.
(E GIÀ OUI LE PRIME CONSIDERAZIONI SONO SCONTATE)
IL PARLAMENTO EUROPEO ERA CHIAMATO A VOTARE LA LINEA DA SEGUIRE E OUINDI PER ESEMPIO SE APPORRE UN ALERT SANITARIO (TIPO SIGARETTE) SULLE BOTTIGLIE DI VINO, LIMITARE LA PUBBLICITÀ , DIVIETÒ DI SPONSORIZZAZIONI ECC…
IL SETTORE OVVIAMENTE SIE SOLLEVATO INDIGNATO E LE RAGIONI SONO FACILMENTE COMPRENSIBILI.
GLI EUROPARLAMENTARI ITALIANI HANNO CHIESTO ANCHE LA REVISIONE DEL CONCETTO CHE NON ESISTEREBBE UN CONSUMO SICURO DI VINO 
IN BREVE:
HA PREVALSO LA LINEA MORBIDA!
ES: ALLERTA SOLO PER L’ABUSO E NON IL CONSUMO.
 FEDERVIN. “ESPRIMO SODDISFAZIONE CHE GLI EMENDAMENTI A SOSTEGNO DELL ARGOMENTAZIONE CHE VADA COMBATTUTO L’ABUSO E NON IL CONSUMO PURO E SEMPLICE DI ALCOL SIANO PASSATI”
E VA BENE!
QUINDI RESTA UNA SOSTANZA CANCEROGENA MA SI COMBATTE SOLO L’ABUSO, OK!

.  .  .

 DELLA CANNABIS, INVECE, NON CANCEROGENA DAI RICONOSCIUTI EFFETTI TERAPEUTICI, SI COMBATTE IL CONSUMO! 

COME È STATO POSSIBILE RAGGIUNGERE QUESTO OBIETTIVO?
1) PER LA DISINFORMAZIONE SUGLI EFFETTI NEGATIVI DEL CONSUMO DI ALCOL
2) PER LA POTENZA ECONOMICA CHE RAPPRESENTA IL COMPARTO DEL VINO
VOGLIAMO ANCHE NOI INIZIARE A CONTARE QUALCOSA ED ESSERE PRESI SERIAMENTE IN CONSIDERAZIONE? DUE SONO LE COSE DA FARE:
1] FARE INFORMAZIONE
2] DIVENTARE UN SETTORE ECONOMICAMENTE IMPORTANTE CREANDO NUOVE REALTÀ
IMPRENDITORIALI E SOSTENENDO QUELLE GIÀ ESISTENTI.
E NON È DIFFICILE LO PUÒ FARE CHIUNQUE IO PER ESEMPIO PARLO DI CANNABIS COME DI CALCIO ED OGNI MESE COMPRO QUALCOSA DA UNA REALTA IMPRENDITORIALE ITALIANA (FARINA, PASTA, TISANE ECC.. CHE LA MACGIOR PARTE DELLE VOLTE REGALO]
SE SIETE I PRIMI FINANZIATORI DELLE NARCOMAFIE NON LAMENTATEVI!!
by

Ieri la Corte Costituzionale ha dichiarato NON AMMISSIBILE il quesito del #ReferendumCannabis.

Questa non è una sconfitta nostra e delle centinaia di migliaia di cittadini e cittadine che hanno firmato per la cannabis legale.
Quella di oggi prima di tutto è una sconfitta per le Istituzioni che non sono più in grado di comprendere una parte importante di questo Paese!
È il fallimento di una Corte che non riesce a garantire agli italiani un diritto costituzionale, di un Parlamento che da trent’anni non riesce a mandare in fumo gli affari delle mafie.
È il fallimento anche di Istituzioni come la Presidenza della Camera che aveva preso l’impegno di calendarizzare le proposte di legge di iniziativa popolare, anche quella sulla cannabis.
È la sconfitta per quei partiti che hanno parlato di cannabis legale in campagna elettorale dimenticandosene subito dopo.
A vincere oggi è soltanto la mafia….
Adesso ci prenderemo qualche giorno per capire come rilanciare la battaglia per la cannabis legale e vi facciamo una promessa: noi non ci fermeremo neanche questa volta!
In queste prime ore dopo la risposta della Corte ci sono arrivate un sacco di domande sul quesito referendario e proveremo a rispondere a tutte.
Il quesito referendario toccava tre punti del Testo Unico sugli stupefacenti: l’articolo 73 comma 1 (che rimuoveva la parola “coltiva”), l’articolo 73 comma 4 (che rimuoveva le pene detentive da 2 a 6 anni, oggi previste per le condotte legate alla cannabis) e l’articolo 75 comma 1 (che rimuoveva la sanzione amministrativa del ritiro della patente).
Le argomentazioni della Corte hanno riguardato solo il primo punto.
Il Presidente della Corte Giuliano Amato ha sottolineato come il comma 1 dell’articolo 73 faccia riferimento alle tabelle 1 e 3 delle sostanze stupefacenti, che non includono la cannabis, che si trova nella tabella 2. Facendo intendere che questo sia avvenuto per un errore materiale.
COSÌ NON È!
Infatti il comma 4 (in cui è presente la cannabis) richiama testualmente le condotte del comma 1, tra le quali è compresa proprio quella della coltivazione.
Appare evidente che i due commi vanno interpretati insieme.
In altre parole abbiamo dovuto fare riferimento al comma 1 perché non si poteva fare altrimenti per decriminalizzare la coltivazione di cannabis, dal momento che i due commi sono legati.
In ogni caso, questa modifica non avrebbe comportato automaticamente la libera produzione di ogni tipo di sostanza.

La parola “coltiva” fa riferimento alle piante: l’unica pianta che è possibile consumare come stupefacente è la cannabis.
Si possono coltivare – certo con grandi difficoltà e in determinate regioni del mondo – papavero e coca ma per consumarle come stupefacenti occorre trasformarle: la “produzione, fabbricazione, estrazione, raffinazione” sarebbero rimaste punite nel comma 1 del 73.
Questo non avrebbe comportato alcuna violazione degli obblighi internazionali.
La scelta di eliminare il solo termine «coltiva» dimostra la nostra intenzione di decriminalizzare soltanto la coltivazione della cannabis, lasciando punite le successive fasi necessarie per consumare le altre sostanze come oppio e coca.
Sfortunatamente la pronuncia della Corte è inappellabile ma questo quesito era l’unico modo immaginabile per provare a cambiare le leggi che vietano la coltivazione della cannabis.
La bocciatura di un quesito sottoscritto da oltre mezzo milione di cittadini è prima di tutto un fallimento per le istituzioni che non riescono a rispondere al Paese.
La nostra battaglia non si fermerà certo oggi.
ANTONELLA SOLDO FA CHIAREZZA SUL REFERENDUM

Con una mossa davvero storica, la National Football League (NFL) ha annunciato di aver assegnato 1 milione di dollari ai ricercatori per studiare il potenziale della cannabis nella gestione del dolore.

Solo pochi mesi dopo che la NFL, di pari passo con la Players’ Association (NFLPA), ha annunciato un piano per concludere uno studio volto a comprendere meglio la cannabis e il CBD come sostituti dei farmaci a base di oppioidi per la gestione del dolore, le organizzazioni hanno concordato due squadre di ricercatori.

Il milione di dollari andrà a due team di ricercatori medici dell’Università della California di San Diego e dell’Università di Regina. Gli studi indagheranno gli effetti dei cannabinoidi sulla gestione del dolore e sulla neuroprotezione dalla commozione cerebrale nei calciatori d’élite.

Il dottor Allen Sills, Chief Medical Officer della NFL, ha dichiarato: “Come per l’approccio più ampio della lega alla salute e alla sicurezza, vogliamo garantire che i nostri giocatori ricevano cure che riflettano il consenso medico più aggiornato “Sebbene l’onere della prova sia elevato per i giocatori della NFL
che vogliono comprendere l’impatto di qualsiasi decisione medica sulle loro prestazioni, siamo grati di avere l’opportunità di finanziare questi studi scientificamente validi sull’uso dei cannabinoidi che potrebbero portare al scoperta di prove basate sui dati che potrebbero avere un impatto sulla gestione del dolore dei nostri giocatori”.

Come riportato a metà del 2020 , secondo il (abbastanza) nuovo accordo di contrattazione collettiva della lega, il limite di THC per i test antidroga positivi è salito a 150 nonogrammi per ml di Carboxy THC per 1 ml di urina. La NFL ha affermato che questo limite di THC ha reso la lega uno degli organismi sportivi più indulgenti.

La NFL è stata aperta e un po’ più rilassata sull’uso della cannabis per un po’ di tempo rispetto ad altre leghe o organizzazioni sportive, come il Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

 

di Cannabis For Future

 

È passato un anno da quando in Oregon è stata introdotta la Measure 110, che l’ha reso il primo paese degli Usa a depenalizzare l’uso di tutti gli stupefacenti e implementare politiche di riduzione del danno finanziate dallo Stato.

Insomma: nel paese in cui è stata creata a tavolino la Guerra alla droga portata avanti a livello internazionale negli ultimi 50 anni, c’è uno stato che ha detto basta, e che ha iniziato a considerate l’uso di stupefacenti dal punto di vista sociale e sanitario invece che come un crimine da estirpare e reprimere.

Depenalizzazione in Oregon: i dati fino ad oggi

E i risultati, riportati dalla Drug Policy Alliance, associazione in prima linea per tutto il progetto, parlano chiaro. “Mentre la robusta infrastruttura di supporto sta ancora decollando, i primi risultati mostrano che oltre 16mila persone hanno già potuto accedere ai servizi.

Inoltre, c’è stata una diminuzione di quasi il 60% nella quantità di persone che sono state arrestate per qualsiasi reato di droga (circa 3.700 arresti per reati di droga nei primi 10 mesi dopo l’entrata in vigore della depenalizzazione rispetto a oltre 9.100 arresti nello stesso periodo di 10 mesi del 2020 – ripartizioni specifiche del possesso rispetto ad altri reati di droga non sono attualmente disponibili)”, scrivono.

Ed è solo il primo passo, perché i dati riportati si basano solo sul 10% dei fondi stanziati, che ad oggi sono stati effettivamente distribuiti.

“Per troppo tempo, politiche di droga crudeli e razziali hanno negato alle nostre comunità il sostegno di cui hanno bisogno, le hanno derubate della loro libertà e hanno marchiato le persone con fedine penali che le hanno private di qualsiasi opportunità futura. L’Oregon ci sta mostrando che c’è un altro modo, ed è ora che altri stati lo seguano”, ha sottolineato Kassandra Frederique, direttore esecutivo della Drug Policy Alliance.

In un anno sono stati raccolti 302 milioni di dollari in finanziamenti per la riduzione del danno, il trattamento, l’alloggio e i servizi di recupero nei prossimi due anni, e saranno assegnati alle organizzazioni locali di tutto lo stato nei prossimi mesi. Di questi, 31,4 milioni di dollari erano stati consegnati precedentemente dal governo.

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Dolce Vita Magazine

Liguori (Cittadini): “Sin dall’inizio della legislatura mi sono presa a cuore questa causa che coinvolge tanti malati”

L’olio di cannabis, per chi ne fa un uso di carattere terapeutico, sarà a carico del sistema sanitario regionale grazie alla raccolta firme promossa dall’associazione Diritti del malato“Finalmente i 3480 Cittadini firmatari della petizione, insieme ai quali  abbiamo richiesto che il farmaco venisse garantito dal Servizio sanitario regionale a titolo gratuito, hanno ottenuto il risultato sperato” commentano dall’associazione Diritti del malato con una nota ufficiale. “Anche  se  con un ritardo di due anni – si legge nel comunicato –, chi è afflitto da  gravi patologie potrà beneficiare del preparato ed alleviare così la sua sofferenza”.

 

Liguori

“A distanza di 6 mesi le cose stanno andando per il verso giusto: i pazienti possono contare anche in regione su un laboratorio pubblico opportunamente attrezzato alla titolazione delle preparazioni magistrali di olio di cannabis e gli oneri restano a carico del sistema sanitario regionale e non più dei malati”. La consigliera regionale dei Cittadini, Simona Liguori, aveva appoggiato la petizione risalente al 20 febbraio 2020 e firmata da 3.384 cittadini per ottenere la rimborsabilità di questo preparato terapeutico. “Sin dall’inizio della legislatura mi sono presa a cuore questa causa che coinvolge tanti malati, malati che attualmente stanno godendo del diritto alla rimborsabilità del farmaco secondo determinate indicazioni terapeutiche – conclude Liguori –. Le loro esigenze e le nostre richieste sono state infine accolte dalla giunta regionale”.

di Udine Today

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Con un’attenzione marcata alle infiorescenze e alla loro provenienza da coltivazione biologica e certificata. È cresciuto sempre più, specie durante la pandemia, l’interesse verso la cannabis light (canapa a basso contenuto di Thc, che non ha quindi effetti stupefacenti) che, secondo il Consorzio nazionale per la tutela della canapa industriale porterà un giro d’affari intorno ai 36 miliardi di euro su scala europea entro l’anno.

Nella Capitale, due giovani classe 1993, hanno individuato in questo settore la possibilità di costruire un’economia sostenibile e una soluzione alla crisi del lavoro dovuta alla pandemia: si tratta di Francesco Garassino e Giorgio De Angelis, entrambi romani, che nel 2018 hanno fondato il delivery Just Hemp (https://www.justhemp.it/), un e-commerce per la vendita di cannabis legale. Con un clic, su Roma e Milano, in un’ora-un’ora e mezza la consegna arriva direttamente a domicilio azzerando i tempi di attesa di un normale corriere.

 

Dopo aver conquistato Le due città italiane, ora la startup sogna l’estero, grazie all’interesse di investitori da tutta Europa. Il prossimo passo sarà però l’estensione del servizio in due nuove città in Italia e l’assunzione di altri rider per le consegne su Roma e provincia, in vista dell’aumento degli ordini, cresciuto del 20% solo nell’ultimo anno. «Quando abbiamo lanciato Just Hemp eravamo in due. Oggi siamo un’azienda più strutturata che dà lavoro a 15 persone, quasi tutti under 30. Contiamo una media di 30 consegne al giorno tra Roma e Milano, la maggior parte degli acquirenti ha dai 25 ai 35 anni, ma arrivano ordini da persone di ogni fascia di età, dai collezionisti a chi utilizza le infiorescenze per rilassarsi in periodi di particolare stress psicofisico», spiega Giorgio De Angelis.

«Compriamo i fiori solo da fornitori italiani e ci affidiamo ad aziende agricole medio piccole, molto spesso gestite da ragazzi della nostra età, che hanno la nostra stessa idea di una filiera cento per cento italiana per garantire un prodotto controllato e di qualità». Eppure l’argomento è ancora un tabù. «Per la realizzazione dei nostri prodotti viene utilizzata una varietà di canapa che contiene una quantità di principio attivo di gran lunga inferiore ai limiti stabiliti dalla legge italiana», conclude Francesco Garassino.

Due piantine sul balcone, manca la tipicità del fatto. Evidente la destinazione esclusiva all’uso personale (Cassazione, sentenza n. 2388/2022)

 

Non è reato coltivare due piantine di cannabis a scopo terapeutico in quanto trattasi di una mera attività domestica che porta ad ottenere un modesto quantitativo di sostanza.

È quanto emerge dalla sentenza 20 gennaio 2022, n. 2388 (testo in calce) della Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione.

Il caso vedeva un uomo essere assolto dal reato di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente di tipo marijuana, di cui all’art. 73, comma 5, d.p.r. 9 ottobre 1990, n. 309, nonché per il reato di coltivazione perché il fatto non è punibile per particolare tenuità ex art. 131-bis c.p.

Con ricorso per Cassazione l’imputato deduceva violazione di legge e vizi della motivazione in ordine alla configurabilità del reato di coltivazione, che la sentenza impugnata riteneva integrato, sia pure nella forma attenuata di cui all’art. 73, comma 5, senza tenere conto dei principi stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità e del fatto che si trattava non di una coltivazione tecnico-agraria, ma domestica, rivolta ad un uso personale e quindi priva del requisito della tipicità. L’imputato censurava anche l’erronea esclusione della scriminante dello stato di necessità che avrebbe dovuto essere riconosciuta per l’uso terapeutico che l’imputato faceva della cannabis, ovvero per curare una patologia agli occhi.

E’ fuori discussione che l’imputato ben possa impugnare la pronuncia con la quale i giudici del merito abbiano ritenuto sussistere la particolare tenuità, anche se dal provvedimento non derivi alcun danno sul piano civile o amministrativo, ma solo allo scopo di ottenere la cancellazione dell’iscrizione nel casellario giudiziale.

Ciò premesso, secondo la giurisprudenza di legittimità, non integra il reato di coltivazione di stupefacenti, per mancanza di tipicità, una condotta di coltivazione che, in assenza di significativi indici di un inserimento nel mercato illegale, denoti un nesso di immediatezza oggettiva con la destinazione esclusiva all’uso personale, in quanto svolta in forma domestica, utilizzando tecniche rudimentali e uno scarso numero di piante, da cui ricavare un modestissimo quantitativo di prodotto (Cass. pen., Sez. Un., 19 dicembre 2019, n. 12348; Cass. pen., Sez. VI, 5 novembre 2020, n. 6599).

Nella fattispecie, trattandosi di attività non abituale di coltivazione, intrapresa dall’imputato in forme del tutto rudimentali e per fini personali su due vasi collocati in un balcone della propria abitazione, con un numero davvero esiguo di piante ed un modesto quantitativo di principio attivo da esse complessivamente ricavabile, si ritiene che il caso in esame, anche in ragione della ragionevole destinazione del raccolto ad un uso personale terapeutico e della totale assenza di elementi sintomatici sia dell’inserimento dell’imputato in un mercato illegale, che della predisposizione di particolari cautele per aumentarne la produzione, la condotta deve essere correttamente inquadrata nell’ambito di una attività svolta in forma meramente domestica e, come tale, penalmente irrilevante.

CASSAZIONE PENALE, SENTENZA N. 2388/2022 >> SCARICA IL PDF

L’Università di Chicago ha trovato prove per il quale il CBD può bloccare l’infezione Covid-19 nelle cellule umane

Un team interdisciplinare di ricercatori dell’Università di Chicago ha trovato prove che il cannabidiolo (CBD) può inibire l’infezione del virus COVID-19 nelle cellule umane e nei topi. Avvertono, tuttavia, che gli effetti bloccanti del CBD provengono solo da una dose di elevata purezza, appositamente formulata, assunta in situazioni specifiche. I risultati dello studio non suggeriscono che il consumo di prodotti disponibili in commercio con additivi CBD che variano in potenza e qualità può prevenire COVID-19, ha riferito Chicago News.
Lo studio, pubblicato il 20 gennaio su Science Advances, ha rilevato che il CBD ha mostrato un’associazione negativa significativa con i test COVID positivi in ​​un campione nazionale di cartelle cliniche di pazienti che assumevano il farmaco approvato dalla FDA per il trattamento dell’epilessia. Ora dovrebbero essere condotti studi clinici per determinare se il CBD potrebbe eventualmente essere utilizzato come trattamento preventivo o precoce per COVID-19.
“Il CBD ha effetti antinfiammatori, quindi abbiamo pensato che forse avrebbe fermato la seconda fase dell’infezione da COVID che coinvolge il sistema immunitario, la cosiddetta ‘tempesta di citochine'”, ha affermato Marsha Rosner, professore di Charles B. Huggins al Ben May Dipartimento di ricerca sul cancro e autore senior dello studio. “Sorprendentemente, ha inibito direttamente la replicazione virale nelle cellule polmonari”.
I ricercatori hanno prima trattato le cellule polmonari umane con CBD per due ore prima di esporre le cellule al virus COVID e monitorarle per il virus e la proteina spike virale. Hanno scoperto che, al di sopra di una certa concentrazione soglia, il CBD inibiva la capacità del virus di replicarsi. Ulteriori indagini hanno scoperto che il CBD ha avuto lo stesso effetto in altri due tipi di cellule e per tre varianti del virus COVID oltre al ceppo originale.
Leggi lo STUDIO dell’ Università di Chicago.
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