Cristian Filippo, paziente calabrese affetto da fibromialgia che aveva coltivato 2 piante di cannabis è stato assolto perché il fatto non sussiste.

 

1200 giorni per un processo che non doveva iniziare. È urgente una riforma”, è il lapidario commento di Meglio Legale all’assoluzione di Cristian Filippo, paziente che aveva coltivato 2 piante di cannabis per lenire i dolori della fibromialgia in Calabria, Regione che non ha mai approvato una legge sulla dispensazione della cannabis terapeutica.

Cristian, difeso dall’avvocato Gianmichele Bosco grazie all’assistenza offerta da Meglio Legale, è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. Rischiava 6 anni di carcere ma il giudice ha riconosciuto che aveva coltivato due piantine per curarsi e sopperire alla mancanza di cannabis terapeutica.

“Sono felicissimo di questa assoluzione, c’è voluto molto tempo e l’attesa di questo momento non è stata facile. Questa conclusione è un messaggio importante, non solo per me, ma per tutte le persone che si trovano nelle mie condizioni: la mia è stata una necessità. Ho voluto sopperire a una mancanza e l’ho voluto fare senza andare nelle piazze di spaccio. Speriamo che in Italia altri non si ritrovino nelle mie situazioni, sono stati tre anni d’inferno.” ha detto Cristian Filippo appena uscito dall’aula del Tribunale.

 

CRISTIAN FILIPPO: ASSOLTO DOPO 1200 GIORNI DI PROCESSO

 

Arrestato all’inizio di giugno 2019, dopo un mese di domiciliari e due di obbligo di firma, il processo è arrivato ieri alla sua conclusione.

“Milleduecento giorni. Dal giugno 2019 ad oggi ci sono voluti milleduecento giorni per stabilire che Cristian era innocente. Non è solo il tempo a pesare in questa storia: è lo stigma che rovina la vita persino a chi della cannabis ha bisogno per curarsi. È il pregiudizio fatto proprio dalle istituzioni, da chi non vede l’assurdità di un sistema che impegna forze dell’ordine, avvocati, tribunali per processare un ragazzo che non era certo uno spacciatore e che per quella cannabis ha pure una prescrizione medica”, ha detto Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, associazione che ha seguito e segue molti pazienti e che nel 2021 era al fianco di Walter De Benedetto.

di Dolce Vita Magazine

Forse non è noto a tutti ma, l’aroma del vino, come quello della Cannabis è dato dai terpeni. Le piante di Cannabis producono circa 200 terpeni diversi ed ogni cultivar ne contiene quantità variabili.

Nel caso del vino sono contenuti nella buccia dell’uva. Alcuni vitigni particolarmente aromatici come il Moscato, il Gewurztraminer, il Brachetto e alcune Malvasie, ne sono molto ricche! I terpeni conferiscono al vino rispettivamente i sentori di fiori o di frutta, il linalolo ad esempio conferisce l’aroma di rosa, il nerolo quello di bergamotto.

Quando i terpeni del vino si uniscono a quelli della cannabis, danno vita ad un bouquet aromatico unico e inconfondibile.

Esistono vari modi per aromatizzare il vino, dall’infusione con le infiorescenze o gli scarti della potatura. Il più semplice è quello della “bustina da tè” da lasciare in infusione direttamente all’interno della bottiglia di vino.

di canapashop.it

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IN UN NUOVO STUDIO CONDOTTO PRESSO LA SOROKA UNIVERSITY MEDICAL CENTER, ISRAELE, I RICERCATORI RIFERISCONO CHE LA CANNABIS TERAPEUTICA PER I DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO SEMBRA ESSERE UN’OPZIONE SICURA ED EFFICACE NELL’ALLEVIARE I SINTOMI TRA CUI CONVULSIONI, TIC, DEPRESSIONE, IRREQUIETEZZA E ATTACCHI DI RABBIA.

Lo studio è stato condotto su pazienti con autismo che avevano 18 anni o poco meno, ed è stato pubblicato quest’anno sulla rivista “Scientific Reports”.

“Nel complesso, oltre l’80% dei genitori ha riportato un miglioramento significativo o moderato nel loro figlio”, secondo gli autori dello studio.

Il Disturbo dello spettro autistico è un disturbo dello sviluppo esteso che si esprime in quasi tutte le dimensioni dello sviluppo del bambino. È ormai comune riferirsi a questo disturbo come ad una vasta gamma di disturbi pervasivi dello sviluppo in cui vi sono varie manifestazioni e sintomi.

Grazie all’introduzione di leggi meno proibitive sulla Cannabis, l’Israele è diventato uno dei leader mondiali nella ricerca sulla cannabis sin dalla sua legalizzazione in campo medico nel 1992.

E’ proprio l’Israele a ospitare oltre 100 studi riguardanti le proprietà mediche della cannabis. Tra i suoi studi, alcuni ricercatori hanno scoperto che la cannabis è efficace nel ridurre le crisi epilettiche e comportamentali nei bambini con autismo.

In uno studio del 2013, è stato osservato che il sistema endocannabinoide, e in particolare il suo recettore CB2 ha potenziali proprietà terapeutiche per la gestione dell’autismo, in quanto, una delle principali sostanze della cannabis, il tetraidrocannabinolo (THC) è in grado di legarsi a quel recettore specifico.

 Uno studio più recente, del 2017, ha anche suggerito che il sistema endocannabinoide è responsabile della gestione della neuroinfiammazione, che è associata all’autismo nei bambini.

di psiconline.it

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Ne parlammo anche in una testimonianza da noi proposta qualche tempo fa. Una mamma ed il suo bambino.

 

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Salute di Canapa

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Una recente analisi di Vantage Market Research sul mercato globale del cannabidiolo (CBD) rileva che la crescente consapevolezza dei benefici terapeutici del cannabidiolo sta accelerando la crescita del mercato. 

Il mercato globale del cannabidiolo (CBD) si stima che raggiungerà i 47,22 miliardi di dollari entro il 2028, rispetto ai 4,9 miliardi di dollari del 2021, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 21,3%. 

 Secondo i dati di Global Market Insight si potrebbe addirittura arrivare oltre visto che, secondo le loro stime, entro il 2028 il mercato potrebbe raggiungere la cifra di 56,2 miliardi di dollari.

di Dolce VIta Magazine

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Nei paesi in cui la cannabis viene legalizzata, le vendite di farmaci convenzionali calano nettamente, provocando una drastica riduzione nei guadagni delle aziende farmaceutiche quotate in borsa. 

A descrivere questa curiosa fluttuazione finanziaria uno studio pubblicato sulla rivista Plos One e condotto dagli scienziati della California Polytechnic State University e dell’Università del New Mexico.

Il gruppo di ricerca, sotto la guida di Ziemowit Bednarek e Sarah Stith, ha esaminato i dati relativi agli eventi di legalizzazione della cannabis per uso medico e ricreativo per stimare gli effetti sulle case farmaceutiche. 

Gli autori hanno scoperto che dopo solo dieci giorni dall’entrata in vigore delle normative di legalizzazione della cannabis, i rendimenti del mercato azionario di farmaci convenzionali tendevano a calare dell’1,5-2 per cento. 

Ciò significa che in un anno le perdite economiche per le aziende farmaceutiche ammontavano all’ordine dei miliardi.

Considerando i risultati associati alla piena legalizzazione della cannabis, il gruppo di ricerca stima una diminuzione delle vendite di farmaci convenzionali di quasi l’11 per cento.

di Cannabisforfuture

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Una recente pubblicazione scientifica attesterebbe l’efficacia della cannabis contro la stanchezza.

 

La stanchezza è molto comune tra le persone e può avere diverse cause e concause quali: disturbi del sonno, lunghe giornate di lavoro, sessioni di allenamento sportivo di una certa entità, etc., e fin qui, nulla di cui stupirsi. In medicina è però noto anche un disturbo chiamato “sindrome da stanchezza cronica (CFS)” per il quale non esiste ancora alcuna terapia specifica, e solo in Italia ne sarebbero affette dalle 200.000 alle 300.000 persone, prevalentemente nella fascia d’età compresa tra i 40 e i 50 anni e di sesso femminile.

Uno studio scientifico statunitense pubblicato recentemente sulla rivista Medical Cannabis and Cannabiniods e condotto da un team di ricercatori della University of New Mexico, intitolato “The Effects of Consuming Cannabis Flower for Treatment of Fatigue”, evidenziando l’efficacia della cannabis terapeutica contro la stanchezza in generale… potrebbe quindi dimostrarsi utile anche nel trattamento della stanchezza cronica?

 

 

CANNABIS E LUOGHI COMUNI

 

Spesso si è portati a pensare che l’uso frequente di cannabis si traduca in una diminuzione dell’attività mentale e fisica e della competitività, una mancanza di motivazione nel perseguimento degli obiettivi e un aumento di incidenza della cosiddetta “sindrome amotivazionale“, come spiegano nel lavoro in oggetto i ricercatori della University of New Mexico, questo studio dimostrerebbe però che si tratta di un semplice luogo comune, ovvero di una credenza che non è supportata dall’evidenza.

C’è di più, nello studio si sottolinea anche che la stanchezza è una condizione frequente in molti tipi di malattie come: dolore cronico, cancro, morbo di Parkinson e sclerosi multipla e diverse ricerche scientifiche hanno evidenziato livelli di energia aumentati una volta data la capacità legale di acquistare e consumare cannabis terapeutica e dopo aver sostituito altre classi di farmaci (ad es. oppiacei, sedativi, antidepressivi) con la stessa.

 

CANNABIS E STANCHEZZA: OBIETTIVI DELLO STUDIO

 

L’obiettivo della ricerca pubblicata online il 13 aprile u.s. era misurare in che modo i prodotti a base di infiorescenze di cannabis disponibili in commercio negli USA influiscono sulla sensazione di affaticamento: un totale di 1.224 persone ha registrato 3.922 sessioni di autosomministrazione di infiorescenze di cannabis tra il 6 giugno 2016 e il 7 agosto 2019.

“Le sessioni di utilizzo includevano cambiamenti soggettivi in tempo reale nei livelli di intensità della fatica prima e dopo il consumo di cannabis, le caratteristiche delle infiorescenze (fenotipo etichettato, livelli di potenza dei cannabinoidi), il metodo di combustione e qualsiasi potenziale effetto collaterale sperimentato”.

 

 

RISULTATI DELLO STUDIO

 

Dallo studio apprendiamo che: “In media, il 91,94% delle persone ha sperimentato una diminuzione dell’affaticamento dopo il consumo con una riduzione media dell’intensità dei sintomi di 3,48 punti su una scala analogica visiva da 0 a 10 […]”.

Dallo studio emerge poi un dato che potrebbe sorprendere: “Sebbene i fenotipi vegetali etichettati (“C. indica”, “C. sativa” o “ibrido”) non differissero per il sollievo dai sintomi, le persone che usavano le comuni canne per bruciare l’infiorescenza hanno riportato un maggiore sollievo dai sintomi rispetto agli utilizzatori di pipe o vaporizzatori.”

Leggiamo: “Tra i livelli di cannabinoidi, i livelli di tetraidrocannabinolo e cannabidiolo non erano generalmente associati a variazioni dei livelli di intensità dei sintomi.

L’uso di cannabis è stato associato a diversi effetti collaterali negativi che corrispondono a un aumento della sensazione di affaticamento (ad es. sentirsi immotivati, bloccati sul divano) in una minoranza di consumatori (<24% degli utenti), con un numero leggermente maggiore di utenti (fino al 37%) che hanno sperimentato un effetto collaterale positivo che corrisponde a un aumento di energia (ad es. sentirsi attivi, energici, vivaci o produttivi).”

 

 

CANNABIS E STANCHEZZA: CONCLUSIONI DELLO STUDIO

 

I risultati pubblicati nello studio suggeriscono che: “la maggior parte dei pazienti sperimenta una diminuzione dell’affaticamento dovuto all’utilizzo di infiorescenze di cannabis in vivo, anche se l’entità dell’effetto e l’entità degli effetti collaterali sperimentati probabilmente variano con gli stati metabolici degli individui e le proprietà chemiotipiche sinergiche della pianta.”

di Dolce Vita Magazine

 

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L’industria della cannabis è una delle industrie in più rapida crescita al mondo, ma anche una delle più complesse, che richiede ingenti fondi e infinite licenze. Un’opportunità di investimento in questo campo negli ultimi anni è arrivata da Juicy Fields, una piattaforma che mette in contatto l’industria della cannabis con chi vuole investire e fare soldi.

Ma nell’ultimo periodo il sospetto che Juicy Fields sia una truffa si sta facendo sempre più vivo confermato da denunce di migliaia di utenti che vedono bloccati i loro fondi.  

I movimenti di denaro sospetti sui conti intestati a Juicy Fields, infatti, sono aumentati ad un ritmo vertiginoso nelle scorse settimane. Sui social network alcuni utenti hanno fatto segnalazioni di presunti prelievi bloccati ed è emerso il timore di una “exit Scam”. Con il passare dei giorni gli utenti hanno realizzato che il loro denaro era bloccato nei conti della società e hanno iniziato a temere il peggio. La situazione è esplosa completamente tra l’11 e il 14 luglio. Un’utente di Instagram, Zvezda Lauric, è diventata l’unica voce (informale) dell’azienda. Questa persona sarebbe il direttore delle comunicazioni della piattaforma e apparentemente in contatto diretto con l’amministratore delegato, Williem van der Merwe. L’utente ha affermato che il CEO era stato informato dai proprietari che i fondi sarebbero stati rilasciati entro 48 ore. Poco dopo, ha dichiarato però che Van der Merwe si era dimesso da direttore.

Secondo le ultime informazioni, il portale della società ha apportato alcune modifiche strutturali. Ad esempio, oltre al già citato blocco dei prelievi, ha chiuso i registri e ha informato di un cambio di proprietà della piattaforma, ma la nuova società madre, LC MED AG ADVANCED PHARMACY, a cui ora affermano di appartenere, se ne lava le mani, affermando di non avere nulla a che fare con la piattaforma.

Il 3 giugno 2022l’Autorità federale di vigilanza finanziaria tedesca aveva emesso una dichiarazione che vietava a Juicy Fields qualsiasi attività di investimento sul territorio tedesco. L’autorità tedesca ha dichiarato nel suo comunicato che Juicy Fields “ha violato la legge sugli investimenti di capitale e quindi “non può offrire investimenti sotto forma di piante di cannabis in Germania”.

 

 

Ma cos’è di fatto Juicy Fields?

Come detto prima, Juicy Fields è un modo per ottenere un alto rendimento investendo nella cannabis. Si presenta come una piattaforma di crowdfunding per investire nella produzione di cannabis a scopo terapeutico. A tal fine, dispone di una sito online dove le persone possono investire denaro nell’acquisto di piante, le quali vendute al momento giusto producono profitti, parte dei quali destinati agli investitori.

L’azienda ha sede a Berlino ed è una società a responsabilità limitata. Tuttavia, le piante e le serre si trovano in tutto il mondo, nei paesi in cui la coltivazione della cannabis è consentita.

Basta registrare il proprio account gratuito Juicy Fields e acquistare le prime piante. 108 giorni dopo, potrete guadagnare il 40 %. Ciò significa che per ogni pianta da 50 euro acquistata, ad esempio, si guadagnano 67,5 euro. Se avete preso 20 piante da 50 euro, pari a un investimento di 1000 euro, dopo 108 giorni guadagnerete tra i 1350 e i 1650 euro.

Una volta ricevuto o venduto il raccolto, si può richiedere un pagamento da JuicyFields. I pagamenti possono essere effettuati in Bitcoin, Ethereum, Tether e tramite bonifico bancario.

Numeri stratosferici quindi quelli promessi da questo tipo di investimento che inizialmente hanno fatto battere il cuore degli investitori. Se è così, infatti, si tratta di grandi prospettive e valutazioni per l’investimento crowdgrowing, con un rischio piuttosto basso.

Ma questi presunti rendimenti così alti sono stati il primo campanello di allarme di una vera truffa. In un periodo di circa un anno, infatti,  l’utente avrebbe potuto ottenere un rendimento superiore al 172% sul suo investimento. È importante ricordare che le grandi aziende quotate in borsa che si dedicano alla coltivazione di cannabis a scopo terapeutico riescono a malapena a essere redditizie, e quelle che ci riescono sono ben lontane dal raggiungere i rendimenti promessi da Juicy Fields. Secondo uno studio dell’Associazione Nazionale dell’Industria della Cannabis (NCIA), il 58% delle aziende di coltivazione perde denaro o non riesce a realizzare profitti, mentre solo il 42% realizza un profitto modesto.

 

 

L’altro aspetto di Juicy Fields che ha destato sospetti è stata la mancanza di chiarezza delle informazioni legali. Con questi elementi, si può dire che la società aveva tutte le carte in regola per essere etichettata come una truffa dagli investitori attenti. Probabilmente però molti utenti si sono fatti ingannare dalla forte presenza pubblicitaria dell’azienda e dalle prove effettive dei prelievi. Comunque sia, la notizia del blocco dei prelievi ha colpito gli investitori come una doccia fredda. Immediatamente, la loro reazione è stata quella di organizzarsi in canali Telegram per cercare di capire cosa fosse successo.

“Credo che tutti almeno una volta abbiamo avuto l’idea che potesse essere uno schema ponzi per via dei rendimenti assurdi che garantivano. Ci ho perso soldi anch’io perché pur consapevole dei rischi pensavo di essere entrato ancora nella “parte bassa” della piramide. Assurdo ripensare a tutto l’impegno che hanno messo sui social (che hanno repentinamente chiuso) e nel farsi vedere in faccia andando alle fiere, affittando uffici. Tutto fatto a regola d’arte” si legge sul sito Trustpilots tra i commenti negativi degli investitori che hanno iniziato a prendere coscienza del problema.

“Sono nero. Dovevo ricevere il profitto invece mi bloccano l’account obbligandomi a cambiare password che non viene accettata.Ho bisogno di spiegazioni e risposte. Anche  dei miei soldi”.

Probabilmente i presunti truffatori stavano guadagnando tempo per ritirare il denaro in modo “pulito”. Almeno così hanno capito gli utenti colpiti, che hanno già deciso di organizzarsi per intraprendere azioni legali contro l’azienda in varie sedi. Le possibilità di un lieto fine sembrano sempre più lontane, così come la presunta innocenza dei proprietari. In un primo momento si è parlato di un possibile hacking o di problemi interni. ma ormai nessuno crede più a questa possibilità secondo quanto scrive anche El PaÍs Financiero.

Intanto nelle ultime ore qualcosa sembra essere cambiato, nella home page del sito https://juicyfields.io/ è comparso un lungo testo in cui si accenna qualcosa agli utenti in merito al grande problema che stanno affrontando. “Dopo un rapido controllo dei saldi, possiamo riportare la triste notizia: per promesse reali, solo 1 impianto può essere rimborsato. 130.000 cloni di piante per gli utenti e 130.000 cloni di piante per il funzionamento continuato. Questo è tutto ciò che possiamo aspettarci in questo momento” si legge. E si invitano gli utenti chiamati “attivisti della verità” a raccontare la loro storia e a scrivere ad alcuni indirizzi email forniti nella home page e ad unirsi in picchetti amichevoli presso le sedi delle società, oltre ai luoghi di residenza degli amministratori e azionisti.

“Abbiamo bisogno di aiuto nella compilazione delle liste di coloro che desiderano prendere parte al viaggio, oltre a coordinare la logistica degli spostamenti di un gruppo di attivisti per la verità. Utilizza il seguente indirizzo e-mail per inviare la tua storia, esprimere ad alta voce ciò che hai da dire, inviare garanzie per un rimborso di emergenza o intraprendere una lunga strada di conversazioni senza fine con i nostri avvocati”
Non sappiamo quanto questo messaggio possa essere rassicurante per tutti coloro che probabilmente non rivedranno più i soldi investiti e quanto possano condividere la frase in chiusura del messaggio “Dopotutto è bello far parte di una grande famiglia italo-russa-colombiana.

 

di Softsecret

Assolta perché il fatto non sussiste“. Si conclude così la vicenda di Nadia Principato, attivista per la cannabis che aveva aderito alla disobbedienza “Io coltivo” coltivando appunto una piantina e postando le foto sui social network.

Tutto era partito dalla disobbedienza civile lanciata il 20 aprile del 2020 in seguito alla sentenza delle sezioni penali unite della Corte di Cassazione del 2019, secondo la quale la coltivazione di un esiguo numero di piante in condizioni rudimentali, non sarebbe da considerarsi un reato. Noi di Dolce Vita avevamo aderito da subito, e da Meglio Legale avevano garantito l’assistenza legale agli attivisti che, attenendosi alle regole, avessero avuto problemi giudiziari.

 

NADIA ASSOLTA: LA VERA VITTORIA SARÀ QUANDO VERRÀ LEGALIZZATA

 

“La vittoria sarà quando verrà legalizzata in ogni suo utilizzo, la disobbedienza civile è stata fatta per mettere in luce l’assurdità della legge che non è in linea con la realtà esistente di 10 milioni di consumatori in Italia, di un mercato di 10 mld e 350 mila posti di lavoro annui oggi in mano alla criminalità organizzata”, ha detto a caldo Nadia dopo l’assoluzione sottolineando che: “Intanto”, sottolinea dopo essere stata assolta, “sono stati spesi soldi delle nostre tasche per l’impiego di 6 agenti della polizia, 3 della scientifica, 2 agenti della cinofila e due cani per due giorni, un giudice, un p.m., la segretaria e la cancelleria per 3 udienze.

 

 

“Abbiamo fatto una memoria difensiva allegando una serie di documenti preparando l’esame e il contro-esame che si sono svolti in tribunale”, aveva sottolineato a Dolce Vita l’avvocato Lorenzo Simonetti che l’ha difesa spiegando che: “Il pm, alla luce della sua ipotesi accusatoria, durante il processo si è reso conto che non aveva molto senso e quindi aveva chiesto l’assoluzione”.

Di questa storia resta l’impegno civile di una ragazza che si è spesa rischiando in proprio per i diritti di tutti gli altri, che all’inizio di questa vicenda aveva sottolineato che: “Le cose cambiano solo se noi ci impegniamo a farle cambiare mettendoci la faccia, la testa ed il cuore; stare a guardare infuriandosi sui social non porterà a niente se non a dimostrare chi siete”.

 

 

di Dolce Vita Magazine

 

L’ElSohly Award, istituito dalla Cannabis Chemistry Subdivision dell’American Chemical Society, la più nota e prestigiosa società chimica al mondo, è stato conferito alla prof.ssa Federica Pellati di Unimore.

Il riconoscimento, unico a livello internazionale nel settore della chimica della cannabis in onore di Mahmoud A. ElSohly, professore presso la School of Pharmacy della University of Mississippi e noto esperto del settore, è dedicato agli scienziati che si distinguono a livello internazionale per le loro attività di ricerca su cannabis e sui relativi costituenti biologicamente attivi.

Il premio viene assegnato da un comitato di selezione comprendente membri della comunità scientifica attiva nel settore della cannabis, in base di stringenti criteri di selezione che tengono conto del curriculum vitae e delle pubblicazioni scientifiche dei candidati. La premiazione avviene durante l’American Chemical Society Spring National Meeting.

“Sono molto onorata di aver ricevuto l’ElSohly Award da parte della Cannabis Chemistry Subdivision dell’American Chemical Society – afferma la prof.ssa Federica Pellati di Unimore. Questo importante riconoscimento valorizza le ricerche in ambito chimico farmaceutico che il mio gruppo di ricerca (Natural Products for Medicinal Chemistry, Dipartimento di Scienze della Vita, Unimore) sta svolgendo sui cannabis-derived pharmaceuticals, quali cannabinoidi non psicoattivi e terpeni, in ambiti di ricerca rilevanti, quali le patologie iperproliferative e le malattie croniche del sistema nervoso centrale e periferico.”

di Sassuologgi

 

 

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Il Ministero della Difesa ha pubblicato un bando per la coltivazione della cannabis terapeutica. Operatori privati, dopo un lungo percorso, diveranno autorizzati a produrre cannabis per le necessità dei malati italiani sotto la supervisione delle autorità pubbliche. Un risultato che costituisce un passo in avanti evidente per i malati, ma che mostra alcuni limiti. Lo stesso documento ufficiale pubblicato sul sito del Ministero della Difesa riporta la dicitura “Procedura ristretta”, andando a mettere in evidenza fin da subito le svariate limitazioni interne all’affidamento del “Servizio di coltivazione di piante di cannabis per la fabbricazione di medicinali e di materie prime farmaceutiche”. Eppure in Italia la produzione annuale è pari a 100-150 chilogrammi: una quantità irrisoria, specialmente considerando la richiesta di cannabis medicinale che equivale a 3 tonnellate all’anno. E l’unico produttore autorizzato in tutto il territorio nazionale è lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze (SCFM).

È dal 2015 che lo SCFM ha iniziato a coltivare e produrre cannabis ad uso medico, poi utilizzata per trattamenti di patologie quali la sclerosi multipla, malattia di Parkinson, corea di Huntington, la sindrome di Gilles de La Tourette. Ma la Cannabis Terapeutica è utile anche per lenire alcune forme di epilessia o come terapia del dolore cronico, della nausea e degli effetti indesiderati di chi è sottoposto a chemioterapia. Considerando la notevole richiesta annua in tutto il territorio nazionale e i benefici medici della pianta, il bando tanto spinoso non rimane altro che una “buona” notizia. Perché gli eventuali candidati dovranno fin da subito farsi strada in un sistema molto restrittivo che tiene a distanza tante speranze. Nonostante il tentativo sia quindi di buon auspicio, l’effettiva applicazione di un’ipotesi che circola fin dal 2018 appare cingente. Come riportato nel bando, per la procedura burocratica prevista, gli interessati hanno tempo solo fino al 27 giugno 2022. Un lasso temporale di soli due mesi per organizzarsi e inoltrare la richiesta, possibile tra l’altro per i soli operatori che soddisfino determinati requisiti quali l’essere provvisti di un impianto di coltivazione indoor e un personale già formato e completo.

Se e quando idonei, gli Operatori Economici dovranno passare una selezione divisa in quattro fasi principali. Ci sarà innanzitutto una selezione qualitativa dei candidati e a seguire un’ispezione tecnica e giudizio d’idoneità. Dopodiché, è prevista la conferma della manifestazione d’interesse e trasmissione inviti alla procedura ristretta e, per finire, l’avvio della sperimentazione con valutazione finale e giudizio di idoneità degli Operatori Economici. Dalla seconda fase, la procedura rimarrà invariata anche con un solo operatore valido. Ai candidati viene inoltre richiesto l’utilizzo di lampade al sodio, quantunque le lampade LED siano ben più convenienti dal punto di vista di risparmio energetico. È poi richiesta una capacità produttiva di 500 chilogrammi l’anno, quantità assai difficile da raggiungere considerando i numeri annuali dello SCFM. Il documento pubblicato lunedì, risulta quindi essere una manovra tanto attesa quanto deludente, vista la rigidità del bando che invece dovrebbe snellire alcune procedure per soddisfare una richiesta molto alta per un prodotto, come dimostrato, tanto utile e ancora poco valorizzato.

di Francesca Naima

per L’INDIPENDENTE

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