Referendum: “Inammissibile è il giudizio della Corte” – DVM

Le motivazioni dell’inammissibilità del referendum sono state pubblicate dalla Corte costituzionale in un documento di 12 pagine in cui si cerca di giustificare l’ingiustificabile.

Il quesito referendario viene definito “Inidoneo, illusorio, fuorviante”, dando un giudizio di merito molto forte, che però non è sostenuto da motivazioni giuridiche altrettanto valide.

“Inammissibile è il giudizio della Corte”, sottolinea il presidente di Più Europa Riccardo Magi puntualizzando che:”Almeno si svela quanto sia stata ingannevole la comunicazione della Corte e del presidente Amato (e ancora oggi lo sono i titoli delle agenzie) nell’affermare che per effetto del referendum sarebbero state depenalizzate le “droghe pesanti” e che il referendum non riguardava la cannabis. Nelle stesse motivazioni della Corte si precisa che vi sarebbe stata la depenalizzazione di alcune piante da cui si estraggono alcune sostanze “pesanti” ma l’estrazione sarebbe rimasta punibile esattamente come oggi; al contempo la cannabis era al centro dell’intervento referendario”.

Di più: “La Corte poi pur premettendo continuamente di non dovere e non volere giudicare la costituzionalità della normativa di risulta non fa altro che questo con la sentenza di inammissibilità. Messe nero su bianco, dopo lo show mediatico che le ha precedute, le motivazioni confermano un giudizio idoneo allo scopo di impedire questo referendum“.

PUBBLICATE LE MOTIVAZIONI, MA IL REFERENDUM ERA AMMISSIBILE

Nei giorni successivi alla pronuncia della Corte Costituzionale, arrivata in diretta tv direttamente dal presidente Giuliano Amato, diversi costituzionalisti avevano infatti sottolineato che una Corte orientata in modo diverso l’avrebbe dichiarato ammissibile e che rispettava l’articolo 75 della Costituzione, quello che fa appunto riferimento alla disciplina del referendum.

L’ultimo, raccolto da Meglio Legale, è il parere del professore Andrea Pugiotto, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Ferrara. “La Corte Costituzionale – sottolinea –  prendendosi la responsabilità di giudicare non tanto il quesito referendario ma la normativa di risulta successiva all’abrogazione in caso di un’eventuale vittoria referendaria, di fatto anticipa un giudizio di merito. Ed esce, così, dai paletti indicati dall’articolo 75 della Costituzione per decidere dell’ammissibilità”.

Questo è. Le ragioni di 600mila cittadini che chiedevano delle risposte pratiche ad un problema epocale che la classe politica si è dimostrata incapace di risolvere, non valgono nulla. Quello che vale, al di là di tutto, è il mercato che in Usa, una volta legale, è diventato la più grande fonte di posti di lavoro a tempo pieno con oltre 400mila occupati, e che da noi rimane appannaggio esclusivo di mafie e criminali.

Le prossime speranze sono racchiuse nella proposta di legge sull’autoproduzione di cannabis che giace da mesi nei cassetti della Commissione Giustizia alla Camera. Diversi politici hanno promesso di rilanciarla. Arrivati a questo punto facciamo fatica a crederci, ma saremo ben contenti di raccontarvi eventuali sviluppi.

 

di Dolce Vita Magazine

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