La repressione continua:

premesso che NON invitiamo nessuno a mettersi al volante sotto l’effetto di qualsiasi sostanza stupefacente, riteniamo eccessive e totalmente repressive alcune misure previste dal nuovo DDL approvato dal Consiglio dei Ministri e che ora attende la discussione in Parlamento.

Non abbiamo nulla contro le pene imposte per chi guida effettivamente sotto l’abuso di sostanze stupefacenti come droghe varie o alcolici.

Il nuovo DDL che si riferisce agli alcolici prevede la revoca della patente fino a 2 anni, invece che 1, per chi guida con tasso alcolemico tra 0,8 e 1,5 g/I.
Revoca invece di 3 anni per chi guida con tasso alcolemico superiore a 1,5 g/I.

Nulla da dire se tali pene venissero imposte nello stesso senso anche per quanto riguarda il resto delle droghe (come tra l’altro accade già oggi). Quindi se si risultasse alterati psico-fisicamente al momento del controllo. Ma non è cosí, ecco la follia.

La nuova riforma prevede il ritiro della patente per chi guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, a prescindere dallo stato di alterazione psico-fisico al momento del controllo.

Cioè, se una persona consuma una sostanza oggi ma viene fermato tra due o tre giorni imbattendosi in un controllo potrebbe perdere la patente anche se in quel momento risultasse totalmente lucido e conforme alla guida. Questo varrebbe per le droghe e non per l’alcool (che è comunque una droga ricordiamolo). È come se le forze dell’ordine entrassero in un bar e iniziassero a ritirare la patente a tutte le persone con tasso alcolemico sopra lo 0,5, anche se queste ultime non fossero al volante.

Tutto questo sembra davvero assurdo. Si ha l’impressione che questo governo, più che voler salvare vite umane, voglia stigmatizzare e reprimere le libertà di scelta di ogni singola persona. Ribadiamo con fermezza che NESSUNO dovrebbe guidare sotto l’effetto di qualsiasi sostanza, ma questo a ben poco a che vedere con il nuovo DDL proposto da Salvini & co.

@spaziocanapa

Mentre in Italia una Giorgia Meloni isterica e repressa, continua la sua caccia alle streghe perseguendo la cannabis, gli altri Stati europei avanzano verso il progresso normando e legalizzando la produzione e l’utilizzo di questa pianta.

Il Lussemburgo diventa il secondo paese europeo (dopo Malta) a legalizzare la cannabis. Prevediamo una reazione a catena per tutti gli altri Stati dell’Unione Europea. Probabilmente Germania, Repubblica Ceca e Portogallo saranno i prossimi ad adottare questa politica nei confronti della cannabis.

In Italia invece, si racconta ancora la favola di Cappuccetto Rosso, continuando a reprimere gli utilizzatori e a favorire le mafie, grazie ad un governo sordo ma probabilmente anche corrotto.

Ricordiamo che dall’altra parte del mondo (dove nacque il proibizionismo) la cannabis è completamente legale in tantissimi Stati e i risultati sono assolutamente positivi, con percentuali significative che vedono la diminuzione dell’utilizzo da parte dei giovani e introiti miliardari tolti alle mafie e dirottati nelle casse dello Stato.

@spaziocanapa

Premesso che secondo il nostro modesto punto di vista, di fronte a qualsiasi offerta economica ogni ViP dovrebbe prima domandarsi se ciò che afferma corrisponde alla verità o meno. Senza limitarsi a leggere un copione in cambio di denaro, soprattutto quando l’argomento risulta delicato come quello delle sostanze stupefacenti. Ma sappiamo che il dio denaro attira molto, e anche l’amicizia con determinati personaggi può sempre risultare utile.

Nessuno vuole invitare la popolazione all’utilizzo delle droghe ma allo stesso tempo sicuramente fare propaganda insensata e antiscientifica non risolve il problema, anzi probabilmente alimenta la trasgressione, soprattutto nei giovani.

Sulle droghe c’è bisogno di informare ed educare le persone, soprattutto i più giovani. Solo con questo metodo si possono ottenere risultati tangibili. Ne sono una prova concreta i paesi che hanno deciso di regolamentare alcune sostanze stupefacenti con annesse informazioni ed educazione sull’argomento.

Basta guardare ai paesi americani che hanno scelto di legalizzare la cannabis, vedendo diminuire l’utilizzo della stessa da parte dei giovani fino al 35% in alcuni casi. Dati che il nostro governo continua ad ignorare, proponendo pura repressione che negli ultimi 50 anni ha visto solo aumentare le persone che ne fanno uso.

Senza contare il danno che si arreca alla criminalità organizzata nel legalizzare determinate sostanze sotto il controllo dello stato. Introiti che verrebbero dirottati dalle tasche dei malviventi alle tasche del governo. Soldi utili anche per informare i cittadini e non per reprimerli.

Basti pensare che il governo italiano spende milioni di euro per fare prevenzione all’abuso di alcohol (legale) che causa circa 50.000 morti all’anno in Italia e ne spende tanti altri per reprimere l’utilizzo di cannabis che non ha mai ucciso nessuno nella storia dell’umanità.

Il governo italiano limita la sua “lotta alla droga” a video propagandistici e conferenze colme di fake news che di scientifico non hanno niente ma hanno il solo scopo di terrorizzare le persone, senza dare loro informazione ed educazione.

Questo scempio quando finirà?

@spaziocanapa

“Abbiamo utilizzato i dati raccolti per studiare l’efficacia della terapia aggiuntiva con CBD per i singoli tipi di crisi convulsive (cloniche, toniche, tonico-cloniche, atoniche, da focali a bilaterali tonico-cloniche) e tipi di crisi non convulsive (focali con e senza compromissione della coscienza, assenza [tipico e atipico], mioclonico, mioclonico-assenza) e spasmi epilettici”, sottolineano i ricercatori.

Nello studio pubblicato su Epilepsia gli studiosi puntualizzano che: “Il trattamento con CBD è stato associato a una riduzione della frequenza dei tipi di crisi convulsive (riduzione percentuale mediana, 47%–100%) e dei tipi di crisi epilettiche non convulsive e degli spasmi epilettici (riduzione percentuale mediana, 50%–100%) attraverso gli intervalli di visita attraverso 144 settimane di trattamento”.

Il risultato da sottolineare è che: “Circa il 50% dei pazienti ha avuto una riduzione ≥50% dei tipi di crisi convulsive e non convulsive e degli spasmi epilettici a quasi tutti gli intervalli”.

I ricercatori concludono scrivendo che: “Questi risultati mostrano un effetto favorevole dell’uso a lungo termine del CBD nei pazienti con epilessia resistente al trattamento che possono sperimentare vari tipi di crisi convulsive e non convulsive”.

@spaziocanapa

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Diversi studi hanno dimostrato le potenzialità della cannabis terapeutica per combattere i sintomi di diverse patologie, dal dolore cronico, alla spasticità associata alla Sclerosi multipla, fino alla mancanza di appetito.

L’efficacia della sostanza è legata alla presenza, nel nostro organismo, del sistema endocannabinoide, che regola molte funzioni biologiche del nostro corpo: appetito, dolore, umore, memoria, movimento e riproduzione.

Per questo, la cannabis potrebbe essere utile anche nel trattamento di patologie ginecologiche e, più in generale, nel benessere sessuale.

Le patologie ginecologiche affliggono le donne, che spesso sono costrette a modificare il loro stile di vita quotidiano e quello legato alla sfera sessuale. Per risolvere questi problemi o alleviarne i sintomi si può ricorrere a diverse strategie che prevedono l’utilizzo dei farmaci e della fisioterapia. Ma non solo.

Una possibilità può essere rappresentata anche dalla terapia con cannabinoidi che, grazie al loro effetto rilassante, antinfiammatorio e antidepressivo, permettono di trattare alcuni sintomi legati alle patologie ginecologiche, come dismenorrea (o ciclo mestruale doloroso), endometriosi, sindrome premestruale, vaginite e vulvodinia.

Oltre al trattamento dei sintomi delle patologie ginecologiche, la cannabis può essere utile anche a migliorare il benessere sessuale dell’individuo e della coppia. Grazie alla capacità di rilassare il corpo, alleviare il dolore e l’ansia, i cannabinoidi potrebbero essere efficaci per evitare la rigidità muscolare e l’ansia nel rapporto, in caso di dolore dovuto da alcune patologie.

@spaziocanapa

Vi proponiamo alcune testimonianze in originale ricevute direttamente da chi ha utilizzato i nostri concentrati di CBD Full Spectrum per contrastare dolori mestruali e dolori pelvici.

 

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È nostra abitudine e passione essere a disposizione di ogni singola persona prima, durante e dopo l’utilizzo del CBD.

Ringraziamo tutte le persone che si sono rese disponibili ad un confronto dopo l’utilizzo dei nostri concentrati.

 

Roberto D’Aponte

Formazione in Cannabinologia al Dipartimento di Neuroscienze Università degli Studi di Padova

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Vi proponiamo alcune testimonianze in originale ricevute direttamente da chi ha utilizzato i nostri concentrati di CBD Full Spectrum per contrastare le vampate di calore.

 

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È nostra abitudine e passione essere a disposizione di ogni singola persona prima, durante e dopo l’utilizzo del CBD.

Ringraziamo tutte le persone che si sono rese disponibili ad un confronto dopo l’utilizzo dei nostri concentrati.

 

Roberto D’Aponte

Formazione in Cannabinologia al Dipartimento di Neuroscienze Università degli Studi di Padova

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Potenzialmente utile per il trattamento della polpa vitale dei denti

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I cannabinoidi possono essere di aiuto al trattamento della malattia parodontale. I risultati da una ricerca USA

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Sembrerebbe proprio di si, secondo una indagine retrospettiva sulla letteratura scientifica, pubblicato da Alvin H Danenberg parodontolo Americano, sul Journal of Neuroinflammation.

Nel nostro organismo esistono diversi recettori cannabinoidi, i più studiati sono i CB1 del sistema nervoso e i CB2 localizzati nel sistema immunitario in particolare nei linfociti T e nella milza.

La stimolazione di questi ultimi sembra essere responsabile principalmente della azione anti-infiammatoria e immunomodulatrice dei cannabinoidi.

Quando i recettori sono danneggiati si ha uno stato di sofferenza dell’organismo e l’apporto esterno di cannabinoidi può essere di giovamento.

Tra i cannabinoidi esogeni derivati dalla pianta della canapa il più utilizzato è il cannabidiolo CBD che non ha niente a che vedere con il tetraidrocannabinolo THC derivato dalla marijuana. Il CBD ha un effetto psicoattivo ridotto ed è stato oggetto di diversi studi su animali che evidenziano la capacità di ridurre la perdita di osso nel corso della malattia parodontale.

Il Dr Danenberg è un parodontologo che ha un visione olistico alla malattia parodontale che vede nell’ alimentazione una determinante della salute umana; la mancanza o l’eccesso di elementi nutritivi alla singola cellula ha effetti su tutta la persona

Questo approccio nutrizionista alla patologia umana trova le sue applicazioni anche in parodontologia per la prevenzione del riassorbimento osseo.

“Sono in attesa di ulteriori studi clinici su umani -conclude -il ricercatore, ma sono convinto che integratori alimentari a base di CBD possono essere un ottimo supplemento terapeutico della malattia parodontale”.

di Davis Cussotto (odontoiatra libero professionista)

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Il CBD fa dimagrire? Tra i tanti motivi per cui l’olio di Cannabis è sempre più richiesto, oltre che per le sue molteplici virtù benefiche per la salute, ma anche per la sua presunta proprietà dimagrante.

Molte persone, che magari non sono riuscite ad ottenere risultati apprezzabili con i sistemi “tradizionali”, ripongono, infatti, nell’olio di CBD la speranza di riuscire finalmente a ritrovare la forma fisica. È davvero così? L’olio CBD fa dimagrire veramente?

Cerchiamo di chiarire questo tema. Il CBD è una delle principali sostanze contenute nella Canapa, ed è tra quelle che non possono produrre effetti psicotropi.

A differenza del THC, infatti, il CBD dona solo un innocuo senso di benessere e calma, ed è utile per alleviare disturbi psichici, dolori cronici, ansie e nausea.

Come dicevamo però, diversi studi hanno dimostrato come questa sostanza sia in grado di produrre notevoli risultati anche riguardo alla perdita di peso.

Sul fatto che l’olio di CBD possa essere utilizzato efficacemente per dimagrire sono stati condotti diversi studi, i quali hanno messo in luce due aspetti interessanti.

Occorre una puntualizzazione preventiva: come abbiamo già avuto modo di sottolineare nel nostro blog, gli studi finora effettuati sono stati eseguiti soltanto su animali e non su esseri umani.

I dati raccolti con gli studi pre-clinici, perciò, rappresentano una serie di segnali (che senz’altro fanno ben sperare), ma non possono al momento essere elevati ad evidenze scientifiche. Per quelle, occorrerà attendere i risultati di una vera e propria sperimentazione clinica. Vediamo di seguito come dimagrire con il CBD.

 

MA LA CANNABIS NON PROVOCA APPETITO?

 

La pianta della Canapa è da sempre oggetto di studio in ambito medico e scientifico, e i benefici che produce sono ormai noti alla maggior parte delle persone. Si tratta appunto di una risorsa naturale altamente benefica, che secondo gli studi più recenti potrebbe essere ideale anche per la perdita di peso. A questo punto vi chiederete come sia possibile. Da sempre, infatti, secondo l’immaginario generale legato all’uso della Cannabis, si tende a pensare che uno degli effetti maggiori della pianta sia quello di stimolare l’appetito, producendo la cosiddetta “fame chimica”. Questo però è vero solo in parte. La fame chimica, infatti, è un fenomeno che la Cannabis produce solo in presenza del THC.

Il CBD invece, e soprattutto l’olio di CBD, sono in grado di donare un effetto contrario, stimolando il corretto operato del metabolismo e quindi il dimagrimento.

L’OLIO DI CBD PUÒ FAR PERDERE PESO? COME?

 

Per capire come si possa dimagrire con il CBD, è utile comprendere quali reali effetti la sostanza sia in grado di dare al nostro fisico.

La composizione del corpo umano è caratterizzata in maniera naturale dalla presenza del sistema endocannabinoide.

Il sistema endocannabinoide presente nel corpo ha la capacità di essere attivato dai fito-cannabinoidi grazie alla presenza dei recettori CB1 e CB2. Il sistema endocannabinoide gestisce questi recettori in tutto il corpo, ma svolge un’azione decisiva soprattutto nella regolazione del metabolismo. Quello che vi consigliamo è di introdurre nella vostra dieta quotidiana l’olio di CBD, un alimento che, oltre ad essere particolarmente invitante, è in grado di regalare al corpo equilibrio e benessere naturale. È chiaro poi che sarà necessario condurre anche una vita sana e regolare, senza saltare mai i pasti più importanti e svolgendo quotidianamente esercizio fisico. Non si può pensare che l’olio di CBD sia in grado di fare miracoli ma, accompagnato ad uno stile di vita ottimale, sarà capace di favorire la perdita di peso in modo genuino e benefico.

La prima è che il Cannabidiolo (CBD) ha la capacità di “influenzare positivamente” il nostro sistema endocannabinoide (ECS), il quale, tra le proprie funzioni, ha anche quella di regolare il senso di fame.

Una volta assimilato dal nostro corpo, dunque, il CBD estratto dalla cannabis interagisce con il ECS potenziandone l’azione regolatrice e contribuendo, così, a moderare l’appetito.

Questa proprietà del CBD risulta particolarmente utile a chi già sta seguendo una dieta dimagrante, perché aiuta ad avvertire in misura minore il senso di fame, e quindi ad attenersi con maggiore costanza al regime alimentare ipocalorico. Assumere quotidianamente gocce di CBD per dimagrire può, quindi, essere di grande aiuto nell’ottenere più facilmente e con minore sforzo gli obiettivi di peso, perché contribuisce a dare un maggiore senso di sazietà.

I risultati – conviene puntualizzarlo – sono garantiti a condizione che si segua una dieta bilanciata, possibilmente indicata da uno specialista. Non esistono, infatti, evidenze scientifiche sulla capacità dell’olio di CBD di far perdere peso in assenza di un regime alimentare ipocalorico.

Per chi ha intenzione di rimettersi in forma, in conclusione, il sistema più efficace è seguire una dieta e fare movimento regolarmente (compatibilmente con le proprie condizioni fisiche).

L’olio di CBD potrà essere inserito nella routine alimentare quale sostanza integrante il processo di dimagrimento e per rendere il percorso meno faticoso.

 

L’OLIO DI CBD AIUTA A BRUCIARE LE CALORIE

 

L’olio CBD permette di bruciare più calorie. Infatti, il secondo aspetto sul quale alcuni studi hanno posto l’accento è la capacità del CBD di trasformare il cosiddetto “grasso bianco” (ricco di cellule adipose) in “grasso bruno” (ricco di cellule adipose e mitocondri).

Semplificando per maggiore chiarezza, si può dire che il grasso bianco equivalga, appunto, al grasso corporeo (quello che porta al sovrappeso), mentre il grasso bruno è responsabile del consumo calorico (brucia le calorie che ingeriamo e le converte in energia).

In altre parole, avere una buona percentuale di grasso bruno permette di “bruciare di più”. Stando a quanto dimostrato da diverse ricerche, l’olio di CBD favorisce proprio la trasformazione del grasso bianco in grasso bruno, rendendo più veloce il metabolismo.

Riassumendo, perciò, possiamo affermare che i semi della canapa e l’olio di CBD da essi estratto sono in grado di fornire un efficace supporto a chi decide di dimagrire e rimettersi in forma.

Vanno, tuttavia, considerati come un “aiuto in più”, e non come un rimedio miracoloso o un sostitutivo ad una dieta corretta e al giusto esercizio fisico.

Dunque, per ottenere i benefici dimagranti dell’olio CBD è necessario integrare la sua assunzione a un cambiamento del proprio stile di vita seguendo una dieta sana, facendo sport e supportando così al meglio il proprio benessere.

di

EUSPHERA

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Le tempistiche per la presentazione e approvazione della legge di bilancio si fanno sempre più stringenti. È dunque normale che inizino a circolare varie ipotesi di misure che potrebbero essere inserite nella manovra. L’ultima idea del governo Meloni, per incrementare le entrate nelle casse dello stato, potrebbe essere quella di un aumento della tassazione sulle sigarette tradizionali e sui prodotti a base di “cannabis light”.

Tuttavia la misura, sul lato tabacco, non sembra piacere a tutti, e nella maggioranza c’è chi frena. Ecco la situazione.

Sigarette e cannabis light, aumenta il prezzo? L’ipotesi in manovra

 

Il governo Meloni ha già annunciato, come misura principale della prossima manovra di bilancio, lo stanziamento di circa 30 miliardi di euro per far fronte al caro energia. Si tratta di uno stanziamento decisamente importante, e per sostenere misure del genere è dunque necessario per il governo cercare anche nuove possibili fonti di introiti per le casse dello stato.

L’ultima idea a circolare è quella di un possibile aumento della tassazione per sigarette tradizionali e prodotti a base di cannabis light, ovvero prodotti a base di cannabis che contengono però un quantitativo di principio attivo (THC) che rispetta i limiti imposti della legge (sotto lo 0,5%).

Per quest’ultimo settore, quello dei rivenditori di cannabis legale, al momento la tassazione prevista è del 5% per i primi 5 anni. L’ipotesi su cui il governo sta ragionando è quella di alzare fin da subito l’aliquota al 15%.

Dubbi sull’aumento per le sigarette, più probabile quello sulla cannabis

 

Nel Governo ci sono diversi dubbi circa l’opportunità di un aumento sulle sigarette tradizionali. Le perplessità sono innanzitutto basate sul fatto che il settore del tabacco sarà già gravato, dal prossimo anno, da nuovi aumenti di tasse. A gennaio 2023 scatterà infatti un ulteriore aumento sul cosiddetto tabacco riscaldato, la cui imposta salirà al 40% come conseguenza di una serie di aumenti scaglionati impostati negli ultimi anni (era già salita al 30% per il 2021 e al 35% per il 2022). Per questo motivo l’esecutivo non è del tutto convinto di un intervento in questo settore.

Maggior convinzione c’è invece su un aumento della tassazione per il settore della cosiddetta cannabis legale, già presa di mira dal leader della Lega Matteo Salvini nel governo Conte I di cui faceva parte. E ora infatti sembra che proprio la Lega stia spingendo sull’approvazione di un aumento delle aliquote previste per i prodotti a base di cannabis. E nel resto della maggioranza non pare destarsi alcuna voce in contrasto con una misura in tal senso.

di Trend Online

 

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