Giornali alla deriva: la crisi d’identità dell’informazione mainstream

È sufficiente leggere i dati pubblicati da ADS (Accertamenti Diffusione stampa) concernenti le vendite dei principali quotidiani nel mese di settembre 2020, per avere dinanzi agli occhi l’impietosa fotografia dello stato di profonda crisi in cui versano i giornali italiani.
I 59 quotidiani presi in esame hanno infatti venduto 1.879.909 copie, a fronte delle 2.222.294 di settembre 2019, palesando un calo del 15,4%, il dato è inferiore anche a quello delle vendite riscontrate nello scorso mese di agosto 2020, ma quello che più dovrebbe fare riflettere è il fatto che l’incidenza delle copie rese sia ormai giunta al 67,19%, con un incremento di oltre tre punti percentuali rispetto a settembre 2019. Sono molti i giornali che hanno un maggior numero di copie rese rispetto a quelle vendute, con il triste primato di Libero che vanta oltre due copie rese ogni copia venduta e Il Manifesto che supera perfino le tre copie rese per ciascuna venduta.

Senza dubbio nel creare una situazione di questo genere, che mese dopo mese sta diventando sempre più insostenibile, hanno contribuito, al di là delle contingenze legate al Coronavirus, l’inadeguatezza dei piani di diffusione e la situazione di profondo degrado in cui versa l’intera filiera editoriale, unitamente all’assistenzialismo statale che di fatto scarica sulle spalle del contribuente la cattiva gestione del giornalismo mainstream. Così come ha contribuito il sempre più grande interesse per l’informazione online da fonti alternative, a detrimento di quella cartacea tradizionale.

Ma tutti questi elementi da soli non basterebbero a spiegare un tracollo di questo genere, poiché si rischierebbe di trascurare quella che invece risulta essere la causa prima del crollo delle vendite: la sempre più marcata perdita di credibilità dei giornali presso i propri lettori, reali o potenziali che essi siano.

Negli ultimi anni infatti la stampa mainstream si è progressivamente appiattita sempre più su uno standard di bassa qualità, perdendo ogni capacità di spirito critico e limitandosi a un ruolo da cassa di risonanza per gli interessi dei grandi gruppi di potere alle dipendenze dei quali si è di fatto collocata. Il quotidiano, ben lungi dall’essere uno strumento d’informazione al “servizio della verità” nell’esclusivo interesse del lettore, così come vorrebbe il sano spirito giornalistico, si manifesta altresì sotto forma di orientamento del pensiero, portato con estrema ridondanza senza soluzione di continuità, non tenendo nella minima considerazione la ricerca di una posizione  imparziale e critica che per qualsiasi giornalista dovrebbe rappresentare un atteggiamento imprescindibile nel proprio mestiere.

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