11 anni fa lo Stato uccise Cucchi. Simbolo del fallimento del sistema repressivo italiano.

A 31 anni un ragazzo come tanti diventa tragicamente simbolo dell’ingiustizia italiana, di uno stato deviato e di un sistema corrotto. La sera del 15 ottobre 2009 Stefano viene fermato da una pattuglia dei Carabinieri e viene trovato in possesso di 12 dosi di Hashish (“fumo” – droga leggera), viene condotto in caserma e picchiato brutalmente. Il 22 ottobre muore lasciato morire in un letto di ospedale per detenuti, malnutrito e con il corpo ed il viso gonfio di botte. Al momento della morte Stefano pesava solo 37 Kg.

Le forze dell’ordine di tutti i gradi e livelli tentarono da subito di infangare e distorcere la realtà, con una serie di omissioni nei verbali e di bugie dette a ripetizioni. Iniziando con l’avvertire in ritardo la famiglia e non comunicando subito il decesso del loro figlio. Anni di bugie, depistaggi e tentativi di insabbiamento da parte degli stessi militari dei Carabinieri ma anche da parte di alti ufficiali come generali e comandanti hanno portato alla luce un sistema di omertà identico a quello mafioso. Fino al giorno in cui fu proprio un Carabiniere a svelare tutto, mosso probabilmente dalla coscienza, dopo aver visto morire un ragazzo giovane e non aver mai testimoniato contro i suoi colleghi per anni.

Le sue confessioni sono agghiaccianti e riportano alla luce tutto ciò di cui dubitava Ilaria, la sorella di Stefano Cucchi, che grazie alla sua forza e tenacia è riuscita ad arrivare in fono ad una storia che diversamente sarebbe stata insabbiata ed archiviata come morte naturale, nonostante il volto sfigurato di Stefano. Infatti è proprio da queste confessioni sconvolgenti che la famiglia di Cucchi ottenne la riapertura del processo. D’altronde si può nascondere tutto, ma difficilmente può essere ignorata la dichiarazione di un militare dell’arma, se non si fa sparire il militare stesso. Lo scenario che emerse puntò l’attenzione sui carabinieri coinvolti nel brutale pestaggio e sui loro ufficiali comandanti, i quali avevano provato con qualunque mezzo, anche tramite minacce, a far tacere chiunque sapesse la verità. Finalmente dopo 10 anni, circa un anno fa, i due militari Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro sono stati condannati a 12 anni di reclusione, grazie alla testimonianza del militare Francesco Tedesco. Ci fu anche il militare Riccardo Casamassima vittima di minacce dei propri superiori nel tentativo di convincerlo a testimoniare il falso.

Dopo 10 anni di bugie, giustizia è fatta1 almeno in parte, perché per gli ufficiali, i superiori, per loro una chance di farla franca c’è sempre.

“Stefano è stato ucciso, lo sapevamo. Forse adesso potrà riposare in pace e i miei genitori vivere più sereni” ha dichiarato Ilaria Cucchi a sentenza emessa.

Oggi dopo 11 anni il suo ricordo è questo:

Purtroppo la giustizia non trionfa sempre. Altri militari restano tutt’oggi impuniti per questi omicidi di Stato. Ricordiamo tra i tanti deceduti per mano dei nostri militari: Giuseppe Uva, Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino, Niki Gatti, Stefano Brunetti, Serena Mollicone, Gabriele Sandri , Riccardo Rasman, Carlo Giuliani, Franco Mastrogiovanni e molti altri.

Questa storia lascia un insegnamento fondamentale che trova conferma nelle parole dell’avvocato della famiglia Cucchi che durante un servizio in tv dichiarò:

 

“Vede, alla fine la legge deve essere uguale per tutti. E chi sbaglia deve essere chiamato a rispondere dei propri errori. Che possa essere un avvocato, un extracomunitario, dirigente d’azienda, un politico, un poliziotto o un magistrato. E qui i fatti parlano. Purtroppo la mia esperienza mi ha portato a contatto con situazioni veramente difficili, dove questo principio non è rispettato in modo plateale. È questo il problema, la gente che si imbatte nella giustizia molto spesso comincia a perdere fiducia. Cosí il sistema rischia di naufragare, il sistema grippa. Perchè se viene meno la fiducia dei cittadini nella magistratura, a questo punto, non rimane più niente.”

Avvocato Fabio Anselmo

 

E comunque, morire per 10 grammi di Hashish è il simbolo del fallimento del sistema repressivo!

Salute di Canapa

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